L'ambiente alpino: un ecosistema fragile
Alcuni habitat montani risultano particolarmente vulnerabili e rischiano di scomparire assieme al proprio unico patrimonio faunistico e botanico.
Un esempio sono le praterie alpine, ambienti ricchi di biodiversità che l'alpicoltura - in particolare il pascolo bovino - ha contribuito a formare e conservare. La gestione delle praterie alpine – sia tramite pascolo che falciature – è pertanto un raro e virtuoso esempio di attività umana perfettamente integrata in un ambiente naturale, al punto da non limitarsi a conservarlo, ma addirittura favorendo certi hotspot di biodiversità.
Purtroppo, i cambiamenti socio-economici che hanno portato all'abbandono dei pascoli montani hanno alimentato l'avanzata delle formazioni boschive a discapito delle aree aperte. Ciò nonostante il declino delle praterie montane sembra volgere verso un ottimistico miglioramento, che vede un rallentamento dell'avanzata del bosco negli ultimi anni:
Periodo 1973-1999
Ritmo di avanzamento del bosco: 654 ha/anno
Periodo 1999-2011
Ritmo di avanzamento del bosco: 8 ha/anno
Fonte: PAT 2017
Gallery
Paesaggio | Orchidee sambucine
Cinghiale con piccoli | foto di Roberto Zendri
L’arrivo del cinghiale nella quasi totale assenza dei suoi predatori naturali è un esempio di impatto antropico negativo in quanto ne viene favorita la riproduzione sino a giungere a condizioni di sovrapopolazione
Lupi | foto di Daniele Cozza
Carnivori autoctoni come il lupo contribuirebbero a contenerne naturalmente l’espansione numerica nella direzione di un ritrovato equilibrio biologico dell’ambiente montano.
Marmotte | foto di Paolo Deimichei
La marmotta è un occupante delle praterie alpine che contribuisce alla biodiversità, riducendo la dominanza di certe specie erbacee delle quali si nutre preferibilmente.